Il corso di costruzione a mano

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Il mio primo vero incontro con la ceramica è passato da qui: un corso di costruzione a mano per principianti da Sigrid Ceramics, a Roma, nel quartiere delle Fornaci. Il corso era tenuto da Sigrid stessa, proprietaria del laboratorio, e fin da subito l’atmosfera era quella giusta: calma, accogliente, senza fretta.

Prima ancora di “fare”, abbiamo imparato a capire la materia.

Come funziona l’argilla, cosa cambia a seconda della sua durezza, quando è il momento giusto per intervenire e quando invece è meglio aspettare. Abbiamo parlato di sottosmalti, smalti, ingobbi e barbottina; delle rifiniture; e, in linea di massima, di come avviene la cottura dei pezzi. Non per diventare esperti, ma per avere una mappa, un’infarinatura generale che permettesse di orientarsi senza paura.

Poi si è passati alle mani.

Uno dei primi oggetti che ho realizzato è stato un porta lumino, costruito con la tecnica a lastra e poi decorato con incisioni. Oggi lo uso come bicchierino da shot: le cose cambiano funzione, ed è anche questo il bello degli oggetti fatti a mano.

Abbiamo realizzato un piattino decorato con la tecnica dello sgraffito, scavando il segno nella superficie e lasciando che il contrasto emergesse piano, e con molta pazienza, graffio dopo graffio, è comparso il mio astronauta.

Una ciotolina e uno svuotatasche sono nati invece dalla tecnica pinch, forse la più istintiva: partire da una palla di argilla e aprirla poco a poco con le dita. Sono stati poi colorati con sottosmalti, uno dei primi incontri con il colore. In realtà lo svuotatasche doveva essere una seconda ciotolina, ma avendola aperta troppo ho dirottato verso un viso allungato ispirato a Modigliani.

C’è stata anche una tazza, costruita con la tecnica a lastre e decorata successivamente con smalto a immersione, un gesto semplice, ma carico di attesa per il risultato finale dato che nessuno smalto (tra quelli che ho visto finora) hanno il colore che si vedra una volta dopo la cotture a 1200 gradi.

E infine un altro piattino a lastra, decorato con impressioni floreali e colore ad acquarello, dove il segno diventa più leggero e quasi pittorico.

Guardando oggi quegli oggetti, non li definirei perfetti.

Ma sono stati fondamentali. Ogni tecnica era un piccolo mondo, ogni errore un’informazione in più. È stato un corso che mi ha dato basi, fiducia e curiosità, tre cose senza le quali difficilmente avrei continuato.

A volte, per iniziare davvero, non serve altro che questo: qualcuno che ti spiega come ascoltare la materia, e uno spazio sicuro dove sporcarti le mani.

La terra è ancora umida.

La curva di apprendimento ancora ripida.


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